Erano periodi non sospetti quando quella sera nel novembre del 2017 decidemmo di andare al Family House, serata di provincia che portava techno discreta in location di dubbio gusto. Io e Albi lasciammo i nostri amici più pigri per portare la sua Dark Polo Turbo sulle nebbiose rive dell’Orco, noto ritrovo di scambisti locato tra Chivasso e Brandizzo. Più precisamente, per quella serata era stato affittato un tendone nel giardino dello Skassapanza, piccolo franchising locale di hamburgerie di cui, grazie al cielo, non sono mai stato ospite. La serata era un inequivocabile fallimento e io non mi aspettavo nulla di diverso. La gente ingenuamente accorsa lì per divertirsi si trovava incastrata tra l’imbarazzo di una balera vuota e quello di un vodka Redbull ghiacciato, rigorosamente in plastica, che avrebbe assicurato una congestione grazie alla quale avresti potuto procurati un passaggio gratis verso l’ospedale nel disgraziato caso in cui, pur volendo scappare di lì, non fossi automunito.
Io e Albi arrivammo con la disillusa consapevolezza di sapere cosa ci aspettasse e la sufficiente autoironia per scegliere di restarci consapevolmente. Volendo credere in un qualche principio, oggi sostengo che forse fu proprio questa audacia a remunerarmi: come un medico che scopre un farmaco miracoloso dalla muffa, io quella sera fui introdotto alla Sugo Gang. In questa militavano nomi del calibro di Kerim, Nashley, Edo Fendy e il visionario produttore Nardi, ovvero una generosa manciata di gemme a contorno del magnifico diamante: il vicento-americano MamboLosco. Filippo Bertano fu il Sensei verso cui sarò inestinguibilmente in debito per la ricchezza che mi trasmise: sotto la sua guida intrapresi quindi un percorso iniziatico che passa per tappe obbligate quali Piano Piano Way, Me Lo Sento e l’irripetibile OiOiOi [24K]. In questo opulento banchetto di arte visuo-sonora, un brano in particolare s’ergeva sopra i suoi pari: l’astrale collisione tra MamboLosco ed Edo Fendy diede vita a Guarda Come Flexo.
Quella sera io e Albi tornammo a cosa con il dubbio (per non chiamarla sbiadita certezza) che la nostra vita da quel giorno sarebbe potuta non essere più la stessa. La Sugo Gang era arrivata nelle nostre scialbe vite e questo non era un fatto ignorabile. In MamboLosco trovai quella figura pia in cui riporre la fede, mentra la sua musica si faceva guida terrena così come la torah per gli ebrei e il vangelo per i cristiani. In quel periodo solo i più sprovveduti non si erano ancora resi conto del fatto che Guarda Come Flexo avesse già guadagnato il posto sul trono più decorato nell’olimpo della musica leggera. Le foglie caddero e il Losco non fece altro che continuare ad andare up. Sbocciarono i fiori e passò anche l’estate senza che Vicenza potesse essere messa in discussione.
Fu l’autunno a vedere l’arrivo dei corvi. L’industria musicale si stava ingrassando dei succulenti trapper che in quel periodo, per qualche perversa inclinazione delle nuove generazioni, spopolavano alla stregua di vere e proprie popstar. Era solo questione di tempo prima che una delle sue tre teste arrivasse fino al capoluogo di provincia veneto. Nel settembre 2018 la Universal Music Italia annunciò l’uscita di Guarda Come Flexo 2 e io provai quel vacuo sentimento che si prova quando si scopre che la donna amata non ha più bisogno di noi. Incassai questo colpo e attesi rassegnato la data della morte annunciata.
Ma quando quel giorno arrivò, come nella più dolce delle fiabe MamboLosco si dimostrò un bene ben più grande di quanto un’umile mente umana fosse in grado di immaginare. Guarda Come Flexo 2 prese tutta la musica esistente fino a quel giorno e decise che con essa non ci sarebbe stato più nulla da spartire. Iniziai a riprodurla e il mio Spotify si dimenticò dell’esistenza di altro: sembrava che quel codice fosse l’unica cosa di cui curarsi, per il mio telefono come per le mie orecchie, tanto che lo Spotify wrapped di quell’anno la vide dominare la classifica dei brani più riprodotti, nonostante i tre mesi scarsi dalla sua uscita a fine anno.
Il Losco mi mostrò generosamente la lingua degli dei e io da quel giorno non potei fare altro che ascoltare religiosamente.