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non so nemmeno più io da quanto tempo Undernet non hitti il vostro inbox con i suoi sproloqui ma, se per voi va bene, faremo finta che sia colpa del caldo. È il 30 luglio e non è mia intenzione appesantirvi questo weekend estivo con un pezzo sulle tensioni USA-China in Taiwan, come se ne sapessi qualcosa poi… Quello che segue è invece un breve racconto autobiografico della serata di ieri. Vi basti questa sinossi, il resto sta sotto.
buona lettura amichetti vvb
Piazzale Loreto, Milano, ore 22
Casa è diventata molto più vivibile dopo le piogge di questi giorni. Sono tornato poche ore da fa da un soggiorno in montagna e sono entusiasta di trovare un’aria così respirabile. Ripulita da qualche ora di pioggia e rinfrescata da una brezza seducente. Mi sono docciato, ho intato un game a quattro disgraziati su League of Legends e sono finito a guardare un’abbondante e piacevole mezz’ora del Cerbero Podcast: non voglio finire la serata su twitch. Prendo quindi il monopattino e una birra al minimarket sotto casa. Imbocco viale Monza e lego il monopattino in NoLo.
Piazza Spoleto, Milano, ore 22:30
Vengo raramente da queste parti, quasi mai a dirla tutta. Dopo un giro della piazzetta ancora non capisco dove buttarmi. Negli ultimi mesi ho esercitato molto questa pratica del conoscere sconosciuti randomici giusto per il gusto di conoscere persone e devo ammettere di aver imparato piuttosto in fretta il metodo. Essere leggermente brilli rende questa pratica estremamente più semplice quindi, secondo la poca birra bevuta finora, non sembra esserci alcun gruppo avvicinabile. Faccio un giro, mi siedo su una panca per sbirciare nei discorsi delle persone, finisco la birra.
Piazza Morbengo, Milano, ore 23:30
Ho fallito: non riesco a infilarmi da nessuna parte e ormai ho passato così tanto tempo intorno a queste persone che provarci ora sarebbe disturbante tanto per me quanto per loro. Sono deluso. Recupero il monopattino pensando di voler andare a casa ma istintivamente mi ritrovo al minimarket poco più avanti: scopro piacevolmente che un’altra Ichnusa qui mi costa soltanto due euro e dunque la prendo volentieri. Mettendo la birra in borsa mi sto dando la seconda chance: avrò più fortuna al Ghe Pensi Mi.
Raggiungo piazza Morbengo e anche qui mi sembra che la situazione sia rigida. Nonostante ciò, mi avvicino ad un gruppo numeroso senza darmi il tempo di pensarci molto: stanno lontano dai tavolini del bar, dai quali li separa una strada e una siepe. Si sono portati l’alcool da casa e si sono accampati attorno a due panchine, occupando una buona parte della zona. Appena si accorgono della mia vicinanza, gli chiedo se possono adottarmi per questa serata e loro accordano tanto timidamente quanto gentilmente. Per adesso mi sono rapportato solamente con un gruppetto di quattro, 3 ragazzi e una ragazza. Giulio è il primo a tirarmi in mezzo: un ragazzino bassotto, 1,68 da quanto ho scoperto più tardi, dalla faccia amichevole e paffuta. Senza neanche accorgermene, nella trance agonistica del momento, vengo passato a Giulia: porta un top azzurro cenere con sopra una camicia aperta dello stesso colore. Ha dei cargo bianchi e delle sneakers, anche loro bianche. Ha un bel viso e due o tre capelli grigi spuntano nella sua acconciatura. Mi mette a mio agio e continuiamo per diverso tempo a chattare. Di Milano, zona Linate come quasi tutti quelli che conoscerò da lì a poco: ha studiato interior design allo IED, ma ora sta tirando su un piccolo business ricamando magliette. Luca e Sambu stanno indossando un suo lavoro proprio ora e devo ammettere che quelle t-shirts sono piuttosto carine. Quando si viene a sapere che teoricamente ho una triennale in filosofia vengo agganciato da Federico, laureando della statale con una tesi sul secondo Sartre. Da quel momento inizio a rimbalzare ovunque e la seconda birra lubrifica il mio scivolamento da uno sconosciuto all’altro. Con Alan e Pasquale parliamo di videogiochi: il primo gioca ad Apex, il secondo lavora da Amazon e gioca principalmente single player, qualche volta a Monster Hunter. Mi consiglia la trilogia di Crash Bandicoot e devo dire che mi convince anche. Conosco Patrizia, una ragazza dolce, dagli occhi sorridenti. Lei si sta diplomando all’Accademia di Brera, nuove tecnologie. Mi presentano Roci e Keril, Gianluca, Fulvio, Cristina e Bea, la ragazza di Giulio. Sono tutti piuttosto amichevoli e continuo la serata rimbalzando da una chiacchiera all’altra.
Piazza Morbengo, Milano, ore 1:00
In poche ore sono diventato parte di ciò che sta succedendo in questo momento, tra queste persone. Mi sento veramente soddisfatto di come sta procedendo la serata. Questi ragazzi mi rispettano per l’onestà con cui mi sono messo in gioco con loro e questo mi ha adagiato in una confortevole situazione sociale. Gli ultimi che mi restano da conoscere sono Martino, Giada e Daniela, la festeggiata della serata. Dopo una breve presentazione con i primi due, Daniela si lascia andare in una imbarazzantissima gaffe: “e tu chi saresti? Perché a me sembri più che altro uno scroccone”. L’infelicità dell’uscita è enfatizzata dal fatto che io non avessi bevuto altro se non le mie birre e un gin tonic dal bar di fronte, del quale ho approfittato per andare in bagno. Purtroppo per lei, è l’unica a non essersi accorta di questa cosa, tanto che Martino mi guarda e con l’imbarazzo di seconda mano mi sussurra un “weird” che probabilmente sfugge alle orecchie ubriache della mia interlocutrice, la quale comunque si rende conto della figuraccia e si arrampica sulla banale via dello “stavo scherzando” per salvare una situazione ormai compromessa. Mi giro e ormai non sono rimasti in molti. Decido di tornare da Alan. Alan ha la mia età e recentemente è rimasto orfano. Mi racconta di come, dopo la morte di suo padre, la situazione fosse sgusciata fuori dal suo controllo: quando in un primo momento gli chiesi cosa stesse facendo nella vita mi rispose che stava semplicemente a casa, senza un’occupazione diversa dal videogiocare e senza l’intenzione di trovarla, tagliando corto sui motivi che l’hanno portato in questa palude. Ora che sono tornato, sfoltitasi la folla e guadagnata una maggiore fiducia ai suoi occhi, decide di raccontarmi tutto: in tre anni ha preso 40 kg (bevendo quattro litri di the freddo al giorno) e ne ha persi 30 mangiando pollo e verdure con una regolare attività fisica. Ora fuma venticinque sigarette al giorno, che l’hanno aiutato molto nell’impresa e delle quali non si sta riuscendo a liberare ora che ha riottenuto una forma decisamente invidiabile. Un passo per volta, lo rassicuro con un paternalismo che stona con l’ammirazione che provo nei confronti della sua forza di volontà.
Piazza Morbengo, Milano, ore 1:30
Sono rimasti ormai in pochi e io anche sento di avere già preso molto da queste nuove conoscenze. Giulia mi ha lasciato un contatto prima di andare via: ipotizziamo di vederci domani sera, vedremo se accadrà. Saluto chi è rimasto fino a quel momento e mi avvio verso casa. Ho il bicchiere del gin tonic ancora in mano, al quale ormai resta solo la fettina di limone. Mi avvicino a un cestino per buttarlo e ciò mi costringe ad invadere lo spazio personale di altri due ragazzi. Stanno parlando di Catania e mi ci tuffo senza nemmeno preavvisare me stesso: “che succede a Catania?”. Sono in completa confidenza con questo gesto, specialmente dopo il grande successo riscosso precedentemente. Faccio quattro chiacchiere ma i ragazzi mi annoiano presto e ormai in preda all’adrenalina del gioco chiedo a loro di indicarmi i prossimi estranei da conoscere.
Piazza Morbengo, Milano, ore 2:00
Vengo spedito da un gruppo di trentenni che sono decisamente spiazzati da ciò che gli sta succedendo. Tre ragazze e due ragazzi, tutti piuttosto straniti e diffidenti. Il fatto che mi trovino così eccentrico, per usare un eufemismo, mi fa intuire che è ora di tagliare e quindi dopo poco gli spiego il mio gioco, dandogli la possibilità di indirizzarmi a loro volta verso qualcun altro. Con l’esperienza di chi gioca in casa, il capetto del gruppo si allontana per qualche secondo e quando torna mi fa: “ho parlato di te a quel ragazzo con la maglietta a righe, vai da loro e digli che ti mando io”. Questa volta mi aveva sistemato for good, non posso che riconoscerlo. Mi trovo davanti questo strano gruppetto e il famoso ragazzo con la maglietta a righe mi fa: “ti presento Michele: a Michele piacciono i ragazzi alti, con i capelli corti e scuri. Ha un vero debole per chi porta gli occhiali tondi e le sneakers”. Non voleva che la situazione fosse fraintendibile in alcun modo e ci è riuscito. Capisco di essere stato setuppato, lo accetto e decido di giocarmela al meglio possibile. Continuo la conversazione in una direzione che spiegasse come i miei interessi non collidessero con quelli di Michele e scopro divertito che sono finito in un gruppetto di sex workers, dal primo all’ultimo a quanto pare. Rido del meme, torno dal tizio che ha voluto burlarsi di me e gli riconosco la giocata.
Piazza Morbengo, Milano, ore 2:30
Sono stanco tanto quanto la piazza: i locali che ancora non hanno chiuso si apprestano a farlo. Rivolgo un breve saluto generale e salgo sul mio monopattino, diretto a casa. Gran bella serata, cazzo.
(foto random di Piazza Morbengo rubata dal profilo di una certa @nauralorin su IG)