Basta con questi fottuti scontrini | UDaily
Come sono riusciti a farmi compatire i ristoratori truffaldini
Non sono un tipo da bar: il caffè non lo bevo e se devo prendere il succhino alla pera che tanto mi piace preferisco andare al supermercato. In realtà un po’ tutto quello che si vende al bar è roba che potresti trovare identica al supermercato pagandola un quarto (con una manodopera pressoché inesistente). Insomma, il bar è già di per sé un lusso.
Non avendo ancora mai percepito un singolo stipendio in vita mia, non sono avvezzo a frequentare luoghi che non mi offrono nulla più di quanto potrei avere in autonomia risparmiando. Per questo, pur non giudicando il loro legittimo lavoro, non ho mai provato particolare empatia per i baristi.
Fino a quest’estate. È bastato un singolo barista taccagno sul lago di Como (ricordate il famoso toast tagliato a metà al costo di due euro?) affinché si scatenasse tra i falliti da social network il più fastidioso dei trend: e allora tutti giù a condividere brutte esperienze dai luoghi di villeggiatura a postare foto di scontrini scandalosi, il più delle volte senza che ci fosse nemmeno nulla di particolarmente scandaloso. E se mi posso permettere, quando finisci in un posto in cui ti fan pagare 60 euro per mezzo litro d’acqua e due caffè, più che postarlo sui social ti consiglio di vergognarti e far finta che non sia mai successo, perché io mi auguro di non diventare mai così idiota da non accorgermi di un tale imbroglio.