Da qualche parte si dovrà pur cominciare
L'introduzione ad Undernet, la rubrica di cui non sapevate di aver bisogno. Perché effettivamente non ne avete.
Hi guys!
Benvenuti in quello che spero possa diventare un appuntamento fisso, seppur già posso assicurarvi non sarà particolarmente regolare. Se non si tratta di comportamenti tossici, è raro che io riesca ad essere particolarmente regolare in qualcosa.
A tal proposito, mi sembra narcisisticamente il caso di presentarmi: sono Andrea Fatibene, ho 24 anni e scrivo da Milano, seppur non sia di qua. Della mia geografia parlerò più avanti. Sono cresciuto in una famiglia benestante e fin troppo premurosa, il che mi ha portato a fare delle scelte indolenti durante tutta la mia vita: ho frequentato il liceo classico uscendo con un maestoso 64 e senza saper tradurre una riga di latino o tantomeno di greco. Non contento di questo fallimento negli studi, mi sono iscritto a Filosofia all’Università di Torino, strappando un 90 e qualcosa (non scherzo, non mi ricordo il voto esatto) impiegandoci la bellezza di 4 anni abbondanti. Ora sono finito a Milano, magistrale in “Scienze cognitive e processi decisionali” e sono abbastanza convinto che l’abbia scelta solo per l’ampollosità del nome. E, ovviamente, perché è a Milano. Detto ciò, il mio vero sogno, ad oggi, è quello di cucinare per le persone. Ma anche di questo parlerò più avanti.
Fino a qualche anno fa, però, quando ancora pensavo ingenuamente che l’università ti potesse trovare un posto nel mondo, sognavo di poter intraprendere una carriera da giornalista critico. Appena mi sono fatto un’idea vaga di cosa fosse la filosofia ho capito che non mi avrebbe mai appassionato: così, avendo molta flessibilità sulla costruzione del piano di studi, ho iniziato a fuggire come la peste tutti gli esami di filosofia ed ho iniziato a frequentare corsi del DAMS che trattavano di popular music, cinema e degli altri media dell’intrattenimento. Ho arrabattato una tesi intitolata “Estetica dell’arte di massa”, ma a dirla tutta ancora ora non so bene cosa sia l’estetica. Ad oggi, seppur i miei interessi siano cambiati, la scrittura rimane comunque una delle possibilità che ciclicamente mi piace riesplorare. Ed eccomi dunque qua, con il primo episodio di Undernet. Se dovessi definirla, ad oggi, farei fatica. Vorrei però menzionare un ragazzo chiamato Tommaso Naccari, che io non conosco ma che seguo da anni sui social network, il quale mi ha ispirato con la sua “Paper Boi”. Non mi azzardo a tentare di spiegare di cosa si tratti, ma vi lascio il link in fondo, se qualcuno fosse curioso e volesse iscriversi alla newsletter.
Ma alla fine, su Undernet, di cosa si parlerà? Questa è una domanda a cui posso rispondere solo parzialmente. Prima di tutto, ho deciso di chiamarla con questa distorsione della parola internet perché parleremo molto di questo non-luogo magico e terrificante. Se dovessi stimare il tempo che passo su internet, considerando che se sto ascoltando musica, se sto chattando, se sto guardando un film/video/”TV”, se sto videogiocando e persino ora che sto scrivendo sono nell’internet, direi che fa parte dell’80% della mia vita da sveglio. Abbondante. Questo dato del tutto ipotetico e ascientifico penso che rispecchi moltissime persone della mia generazione e di quelle vicine alla mia. Nonostante però io sia così assiduamente connesso alla rete, rimango comunque sotto la superficie: ho sempre provato a dare attivamente il mio contributo ma non sono mai riuscito a fare qualcosa che avesse un qualche tipo di risonanza. Citando uno dei più grandi scrittori di riferimento per la mia cultura potrei dire che “non ti resta che fare il critico se non sei riuscito mai a fare l’artista”. Ed infatti Undernet si propone di punzecchiare da sotto tutto ciò che dell’internet, e di quel che rimane del mondo IRL, emerge. Si diranno tante cazzate, si parlerà di tante idee e lo si farà in maniera molto confusa. Ma dopotutto è anche questa la grandezza del ventunesimo secolo: il t(ri)onfo della democrazia. La lettura è consigliata solamente a chi è in grado di proteggersi dalla disinformazione. Per chi sa di essere suscettibile alle truffe retoriche il mio suggerimento è quello di evitare questa rubrica. Detto questo, vi saluto e vi ringrazio per essere arrivati fino a qui.
Nel prossimo episodio molto probabilmente parleremo di Twitch e del futuro dei media tradizionali. O almeno credo. Intanto, come promesso, vi lascio il link a “Paper Boi” e ringrazio il mio carissimo amico Luca Testa che mi ha contagiato con la sua inspiegabile forza di volontà fino a spingermi al punto di scrivere per davvero.
Ed ora provo a fare in po’ di quelle cose tipo farmi pubblicità. E non dimenticare di iscriverti a questa stessa medesima newsletterrr.