Buonasera amici <3
Spero che questa email vi trovi sereni e rilassati. Immagino vi stupisca che Undernet torni dopo così pochi giorni dall’ultima uscita, per di più con un pezzo molto diverso dal solito. Quello che troverete qui sotto è il racconto dell’ultimo giorno di relazione tra Giorgio e Carmen narrato dal punto di vista del primo. Ho conosciuto Giorgio nel Castle Rock Hostel di Edimburgo. Aveva il letto affianco al mio in una camera mista di dodici persone: caso vuole provenisse da Saluzzo. Durante la mia permanenza in Scozia ho passato molto tempo con lui e abbiamo avuto modo di parlarci in maniera sincera e profonda. È un ragazzo magrolino e vivace con poco più di trent’anni; prima di vivere in Scozia ha avuto la fortuna di lavorare in Australia, lasciando la carriera universitaria in medicina e inimicandosi per questo la sua stessa famiglia. Ha vissuto diversi mesi in diversi posti al mondo, fino a quando non si è ritrovato a convivere con Carmen in un piccolo appartamento nella capitale scozzese.
Questo racconto nasce da una serata passata insieme in un pub nella città vecchia. Aveva lui stesso già scritto di questi eventi: pur non essendo sua abitudine quella di prendere una penna in mano, mi ha confessato di aver sentito il bisogno di esplicitare gli avvenimenti di quella giornata così che potesse emergere un senso da una vicenda così surreale. Ho quindi deciso di riscrivere la sua storia, cercando di mantenere il racconto il più fedele possibile agli appunti mentali che ho registrato ascoltando il suo racconto. I luoghi e gli orari li ho ripresi fedelmente dal suo testo originale che usava questa notazione per scandire i capitoli.
Spero che la storia vi piaccia tanto quanto è piaciuta a me. Se così non fosse, dovrò supporre di aver fallito nella mia missione. Buona lettura miei cari amici.
ore 00:00, Malt & Hops, Leith, Edinburgh
Sono seduto al tavolo con Sergio e suo zio norvegese. Si chiama Eric, se non ricordo male. La mia Bulldog è già stata addirittura pisciata nel bagno del locale, così come il passaggio turno della Juve: 0-3, Villareal ai quarti. La partita è finita da più di un’ora e adesso Eric sta facendo discorsi lucidi su Mani Pulite e altre vicende. Parla impeccabilmente italiano. Da quanto mi sembra di capire, Eric ha fatto impresa in buona parte dei cinque continenti nei suoi 60 anni e anche un imbecille capirebbe che l’ha saputo fare.
Aspettiamo che Eric finisca la sua birra scura, ci alziamo e Eric paga l’intero conto. Mi sento un po’ a disagio e quindi insisto per dare la mia parte. Non sembra esserci modo di fargli accettare i miei soldi. Mi saluta abbracciandomi e baciandomi, seppur non ci fossimo mai visti prima di questa sera. Ci rivolge una simpatica battuta, si gira e torna alla sua macchina. Io lo guardo andare via e mi sento triste: non sono più abituato a questa gentilezza.
Ore 00:50, Murieston Road, Edinburgh
Sergio mi ha gentilmente riaccompagnato a casa in macchina. Arrivati sotto casa ci scambiamo le ultime due parole e ci salutiamo. Apro il bel portone vetrato, passo per il cortile e salgo le scale fino al terzo piano, dove sta il mio appartamento. La serratura è chiusa male dall’interno, non riesco a inserire la mia chiave. Se prima sospettavo che sarebbe stata una notte difficile, ora ne sono certo. Suono il campanello. Aspetto. Niente. Suono di nuovo. Aspetto. Carmen mi apre. Entro in casa e lei si rimette a letto. Mi tolgo giacca, scarpe, pantaloni e la maglia. Metto il pigiama e mi lavo i denti. Torno dal bagno e Carmen mi chiede di restare nel letto con lei questa notte. Non voglio, ma lei dice che sta tremando perché il campanello l’ha spaventata. È una bugia ma so di non avere alternativa. Mi metto li, stretto sul bordo. So cosa sta per succedere. Si avvicina e mi porge la mano. Le do la mano. Inizia a parlare con una caricatura del tono di voce di chi è preoccupato e dispiaciuto. Mi chiede cosa c’è che non va e cose del genere. Io semplicemente non ho voglia di parlare. Semplicemente voglio iniziare il lungo processo di soppressione dei pensieri che ti porta al sonno. Inizia ad accarezzarmi la faccia, poi inizia a mettermi le dita nelle orecchie. Non smette di parlare. Inizio a chiederle di smetterla. Basta. Vado sul divano. Mi raggiunge e inizia a pregarmi di tornare, accentuando ancora di più quel tono che ora è diventato ridicolo. È il suo modo di prendermi in giro. Torno nel letto. Se tanto non posso dormire uguale, almeno sto su un materasso più comodo. Continua a toccarmi la faccia. Non si preoccupa più di fare finta di accarezzarmi, ora è solo concentrata sulle orecchie. Cerco di scacciarle la mano e le inizio a dire di smetterla con un tono più deciso. “Hai intenzione di chiamare la polizia degli abbracci?”, mi dice. Mi sta facendo il verso. Il giorno prima le avevo detto che quello che aveva fatto con il mio telefono e il mio computer era passibile di denuncia.
Passano ore. Sono almeno le 3 del mattino. Probabilmente anche lei non ce la fa più. Finalmente io mi addormento.
Ore 6:30, Murieston Road, Edinburgh
“Ehi! Sono sveglia!”. Tornano le mani in faccia. “Non riesco più a dormire, fammi compagnia per favore”. Questa cosa non mi era mai successa. Carmen ha già utilizzato più volte questa sorta di tortura per privarmi del sonno, ma, solitamente, una volta che chiude gli occhi, sono salvo fino alla sveglia. Sono troppo nervoso. Mi alzo. Lei mi sta fisicamente addosso. Sta cercando di provocare una mia reazione violenta, molto probabilmente sotto consiglio di sua madre. Quella donna darebbe via gli organi di suo marito per avere un motivo per denunciarmi. Se il loro dio esistesse si vergognerebbe di aver creato questa gente.
Ho intenzione di andare in bagno e chiudermi dentro, così faccio finta di andare in salotto, mi smarco e corro in bagno con un cuscino. Chiudo a chiave e mi sdraio in poco meno di mezzo metro tra la vasca e il muro. Lei è fuori e bussa, mi prega di aprire. Inizia a spegnere ed accendere la luce compulsivamente. Mi dice che deve andare in bagno. Le apro, ma solo perché temo che possa usare questa cosa contro di me. Ovviamente in bagno nemmeno ci entra.
Da qua in poi decido di filmare ogni suo gesto. Mi sembra che sia un modo di tutelarmi, ma questa cosa la fa impazzire. È disperata e mentre la riprendo cerca di strapparmi il telefono dalle mani. C’è un video di questo gesto, ma se condividessi la sua faccia potrebbe denunciarmi. Ad un certo punto lo riesce a prendere effettivamente e minaccia di tirarlo giù dalla finestra. Lo devo riprendere a costo di strapparglielo dalle mani con la forza. Ho paura perché so che questo è un grosso rischio ma non ho scelta. Lo riprendo. Mi metto nel letto, lei spalanca la finestra. Questa volta non ce l’ha fatta a darmi fastidio perché a me l’aria fredda piace. Si mette a mangiare due cose in cucina: ormai si sono fatte le 8 e lei si deve preparare per andare a lavoro e intanto piange in videocall con sua madre. Quest’ultima mi videochiama. Ora è Carmen che mi riprende con il suo telefono mentre sono in chiamata con sua madre, la quale mi chiede di riprendere Carmen, così che io stia condividendo la sua immagine su internet. Avrebbe un motivo per denunciarmi. Io metto giù. D’ora in poi non devo più rispondere.
Ore 8:45, Murieston Road, Edinburgh
Sono rimasto solo, ma lo stress mi impedirebbe di recuperare il sonno perso. Devo fare i bagagli e essere fuori di casa prima delle 18. Ho tantissima roba, sono nel panico. Penso a come posso fare. Mi serve una macchina e un posto dove lasciare le cose. Potrei affittarli, ma prima chiedo a un mio amico che so che potrebbe offrirmi entrambi. Gli chiedo per messaggio se posso chiamarlo. Nel frattempo inizio a fare su le cose. Sono estremamente confuso e giro per la casa senza fare veramente nulla di utile. Sto solo mettendo le cose in disordine. Hugh mi chiama e gli spiego la situazione. Mi dice che non c’è problema, informa suo padre della cosa e parte immediatamente con la macchina per fare un primo giro. Ora che ho una scadenza a breve termine devo concentrarmi e capire cosa posso portare in primo luogo, per il resto avrò il pomeriggio. Vedo alcune cose più semplici da raccogliere e le faccio su. Il televisore è molto grosso ma non ha un imballaggio. Lo stacco ed è pronto. Imballo la planetaria, prendo una borsa dell’Ikea e ci butto dentro tutte le mie sneakers. Sono tante ed ingombranti. In ultimo metto via il monitor del PC. Hugh è sotto e io faccio due giri per portare giù le cose. Sono in affanno ed ho 3 ore di sonno. Vedere finalmente una persona amica mi solleva. Chiudo casa e andiamo verso la sua. È vicina, per fortuna. In 5 minuti siamo li e stiamo portando su le cose. Un 30% del trasloco è stato fatto. Lo saluto e lo ringrazio veramente con il cuore. Ci rivedremo nel pomeriggio, intorno alle 17, per finire il trasloco. Ora sono quasi le 11 e io devo andare.
Ore 10:50, Robertson Avenue, Edinburgh
Hugh mi ha lasciato qui, come io gli ho chiesto. Faccio una chiamata all’agenzia immobiliare per informarli della situazione mentre cammino verso Gorgie Road. Ho un appuntamento con una ragazza che ho conosciuto il precedente sabato. Lei è fidanzata, convive con il suo ragazzo. Le ho proposto un caffè e lei ha accettato. Arrivo poco prima delle 11 davanti al bar e lei è già lì. Chi mi conosce sa quanto ami la puntualità. Io arrivo con soli 2 minuti di anticipo, il che mi fa sentire quasi in colpa. Inoltre, sono ancora in chiamata con l’agenzia. Nonostante le inderogabili urgenze inaspettate, non mi sarei potuto permettere di far saltare questo appuntamento. Il mio umore ne avrebbe risentito veramente troppo.
Ore 11:00, The Clock Cafè, Dalry Road, Edinburgh
Saluto Sophie, entriamo. Mi piacciono i colori di questo posto. Verde oliva e vinaccia su linee contemporanee. Ci sono anche delle belle librerie ad alveare. Il posto l’ha scelto lei. Ci sediamo ad un tavolino, distanti dagli unici altri due clienti. Lei prende un cappuccino, io un caffè americano e un croissant con crema e amarena. Lei, ingolosita, aggiunge un biscottino al cioccolato. Realizzo di non avere mangiato ancora nulla, ma ora sto bene anche a stomaco vuoto. Iniziamo a parlare e mi sento a mio agio fin da subito. La linea sotto la quale una situazione mi mette a disagio si è abbassata di molto negli ultimi mesi. Lei prende la conversazione in mano ma, finché è lei a parlare, mi sembra che sia comunque leggermente imbarazzata. Sposta veloce lo sguardo da una parte all’altra, resta poco su di me. Quando parlo io, invece, è diverso. Mi guarda curiosa. I suoi occhi leggermente distanti cadono verso il basso e questo li rende pacifici. Gli occhi di Carmen erano fendenti e rabbiosi come quelli di un randagio affamato. Ma la verità è che io, in questo momento, a Carmen non ci penso. Sono qui, totalmente presente. Mi piace questa conversazione, mi piace questa nuova persona e mi piace questo caffè americano. È da pochissimo tempo che ho iniziato a bere caffè, ma il caffè in tazzina ancora non fa per me.
Sembra naturalmente arrivato il momento di lasciare il tavolo, credo sia passata un'oretta. Ci alziamo e andiamo verso la cassa. Pago io. Le dico che mi ha fatto piacere passare questo tempo insieme a lei, ma non le chiedo se voglia incontrami nuovamente: la metterei in una scomoda posizione in cui dovrebbe mentire per semplice educazione. Lo fa lei, però, e mi dice che la prossima sarà una birra. Sono contento. Facciamo 100 metri quando lei mi ricorda che deve andare in piscina e siamo proprio davanti all’ingresso. La saluto, lei mi abbraccia dicendo che mi è vicina. E pensare che io mi ero dimenticato di quale strano incubo stessi affrontando.
Ore 12:30, Murieston Road, Edinburgh
Tornato a casa trovo un disordine angosciante: vestiti, accessori, oggetti di vario genere, scatole e borsoni Ikea. Ho 4 ore per preparare tutto. Il tempo c’è ma manca il focus. Alle 4 e 30 circa Hugh passerà in macchina per la seconda volta e porteremo via tutto ciò che resta di mio in questa casa. Faccio su il computer per primo. Devo pensare a dove dormire questa notte e quella dopo e quella dopo ancora. Mi serve tempo per capire cosa si farà con la casa. Mentre cerco affannosamente di sistemare le cose nella maniera più efficiente possibile, sto cercando di contattare tutte le persone che possono darmi un divano per una notte. Voglio chiedere a più persone possibili, così da non gravare troppo su un singolo. Continuo a fare su pacchi, effettuo chiamate e ne ricevo altrettante. Non sono abituato ad avere la suoneria del telefono e i continui trilli non mi aiutano a calmarmi.
Ore 14:30, Murieston Road, Edinburgh
Lasciare questo bilocale fortunato è la cosa che più mi fa male in questo momento. Lasciarlo a Carmen a metà prezzo per i prossimi 6 mesi mi acceca di rabbia. Per di più mia madre ha versato l’intero deposito cauzionale e tutte le utenze sono intestate a me. Il contratto è cointestato e abbiamo un preavviso di 6 mesi da pagare se lo lasciassi ora. Carmen non accetta di prendersi l’intero contratto, ma nemmeno accetta di lasciarlo tutto a me. Sa che sono costretto a pagare e che la convivenza è impossibile: si procurerebbe delle lesioni e io sarei denunciato per violenza. Continuando a vivere lì non posso evitare questo rischio in alcun modo ed è un rischio più concreto di quanto possa immaginare chi non ha mai avuto a che fare con lei. Realizzo che ho fatto perdere migliaia di pounds ai miei genitori e non c’è nulla che io possa fare. L’alternativa sarebbe andare per vie legali e io avrei anche diversi motivi per denunciarla: sono mesi che Carmen entra sul mio PC senza consenso per leggere ogni singola chat Telegram, Whatsapp e Instagram. Ieri ho scoperto che aveva addirittura bloccato una decina di ragazze con il mio account. Ci sarebbe il danneggiamento di oggetti personali di cui ho le prove, ma si tratta di cose dal valore praticamente nullo. Se solo un giudice non mi ridesse in faccia portando la testimonianza della perpetua tortura di deprivazione del sonno, quella sarebbe sicuramente la cosa per cui dovrebbe pagare di più. La verità è che un processo dissanguerebbe economicamente tutti e ciò rende questa via non percorribile. Carmen mi ha portato via anche la tenera illusione della giustizia.
Ore 16:30, Murieston Road, Edinburgh
In tutto questo, cibarsi è passato in secondo piano. Non ho nemmeno fame ma so che mangiare non può che farmi bene. I pacchi sono tutti pronti: resteranno in casa alcune cose come le bottiglie d’olio di mia nonna, delle coperte e la palla da basket. Mancano 20 minuti circa all’arrivo di Hugh e non posso certo permettermi di farlo aspettare. Apro il frigo e vedo cosa resta. Mangerò un semplice carpaccio di barbabietole e caprino con olio, sale, pepe ed un goccio di aceto balsamico. Hugh mi scrive: sta partendo. Finisco di mangiare e do una sciacquata al piatto. Nel frattempo ho scritto a Chloe per dirle di passare a prendere un piccolo ventilatore che ho riesumato nella confusione di pacchi: ieri siamo passati da un superstore cercando una cosa del genere per Lily che oggi compie gli anni, senza trovare niente. Io nemmeno mi ricordavo di averne uno. Hugh e Chloe arrivano insieme e li incontro fuori dall’ingresso del mio condominio. Inizio a portare giù questi pacchi enormi e carichiamo l’auto. Chloe ci accompagna e ci darà una mano a portare le cose su in casa di Hugh. In macchina resta solo il posto del passeggero, quindi io li seguo in monopattino così che anche il mio mezzo sia messo in salvo dal pericolo di ritorsioni.
Ore 18:00, Robertson Avenue, Edinburgh
Casa mia è quasi completamente libera da qualsiasi oggetto di mia proprietà. Ora da Hugh c’è il mio PC, la planetaria, la televisione, i miei vestiti e le mie sneakers. Ho dietro uno zaino con qualche maglietta, mutande e calze. Finché non torno a casa dai miei mi basterà quello che ho dietro. Chloe mi chiede se voglio salire da lei per una sigaretta. Io non fumo, ma mi piace il momento che ci si ritaglia per fumare. Casa di Chloe è di strada e per oggi non mi resta che aspettare le 21 e 30, ovvero l’orario dell’appuntamento con l’amico dal quale dormirò questa notte. Andremo al pub che lui frequenta solitamente. Salgo da Chloe e ci sediamo in balcone. Purtroppo non ho altri argomenti se non la tragicomica situazione in cui mi trovo, la quale, per ora, mi sembra molto più tragica che comica. Chloe mi fa sentire a mio agio. Ho l’impressione che a volte si sforzi così tanto di farmi sentire a mio agio che sia lei quella a disagio. Finisce la sigaretta e io esco perché voglio passare ancora un attimo da casa. Spero che Carmen non sia già tornata. Ho ancora il mio amato carrello da cucina che ho preso appositamente per questo bilocale. So che Carmen sa quanto io ci sia affezionato, difatti è stata la prima cosa che ha simbolicamente colpito quando è rimasta a casa da sola dopo che l’ho lasciata.
Ore 18:40, Robertson Avenue, Edinburgh
Entro in casa e non mi sembra che lei sia ancora passata. Potrei sfruttare un armadio per lasciare le ultime cose mie che rimangono. Posso addirittura chiuderlo, mi basta un lucchetto perché una catena già ce l’ho. Scendo. Sono in affanno per il semplice fatto che potrei incontrare Carmen e la sola idea mi terrorizza. Si sono fatte le 19 ed è molto strano che non sia ancora tornata. Entro al supermercato ma mi dicono che non hanno lucchetti. La guardia mi consiglia un posto poco più avanti dove trovo sicuramente ciò di cui ho bisogno. La ringrazio e mi affretto. Il posto è un classico superstore cinese dove fai fatica anche solo a camminare in mezzo agli oggetti esposti. Chiedo dove siano i lucchetti all’unica ragazza sepolta dietro quella che dovrebbe essere la cassa. Sta guardando YouTube senza gli auricolari e mi indica i lucchetti. Scelgo quello che mi serve, pago 3 pounds e corro di nuovo verso casa. Una volta che chiudo quell’armadio è fatta. Devo solo sperare che non sia in casa.
Ore 20:00, Murieston Road, Edinburgh
Sto aspettando il pullman alla fermata. Sono riuscito a chiudere l’armadio senza incontrare Carmen. Ho ultimato la preparazione dello zaino che mi dovrà durare per la prossima settimana. Stanotte dormo da Alex, un mio compagno di università che mi ha offerto il suo divano per questa notte. Con lui ho appuntamento alle 9 e 30 nel pub che è solito frequentare. Oggi è Saint Patrick e abbiamo intenzione di festeggiare. Sono sul pullman e mi sento leggermente più tranquillo: so bene che questa situazione non ha ancora visto il suo momento più difficile, ma il solo fatto di aver messo i miei oggetti in salvo e di non dover più stare fisicamente vicino a un soggetto così pericoloso mi tranquillizza. Inoltre, l’idea di dover passare diversi giorni in giro con lo zaino in spalla, dovendo trovare ogni notte un divano su cui crashare, mi regala un brivido che avrei difficilmente provato in assenza di queste amare circostanze.
Ore 20:30, Nicolsono Street, Edinburgh
Arrivo davanti al pub un’ora in anticipo rispetto all’appuntamento. Dall’altra parte della strada vedo un Domino’s Pizza e ora che sono più sereno ho spazio per pensare alla fame. Non ho mai provato una pizza di Domino’s in vita mia. Entro e alla cassa mi dicono che se prendo due pizze, la meno cara è in omaggio: ordino una pizza con l’ananas e una con pollo e salsa barbecue. Il locale è completamente vuoto e non è nemmeno così piccolo. Prendo un tavolo distante dal bancone e aspetto che il mio ordine sia pronto. Ora che sono solo trovo la pace per elaborare cosa è successo oggi e decido di iniziare ad appuntarmi tutti gli eventi sul mio PC. Arrivano le pizze. Non si può dire che siano buone, ma l’esperienza era da fare. Continuo a scrivere mentre mangio, finché non mi bussa Alex al vetro, ridendo della situazione in cui mi sta trovando. Mi raggiunge dentro e finisce la seconda pizza che ho avanzato.
Ore 22:00, Southsider Pub, Edinburgh
Siamo entrati e abbiamo preso posto. Abbiamo ordinato delle Guinness, mezzo litro a testa. Parliamo di tutto ciò che non riguardi la mia sventura e durante la serata si aggiungono diversi suoi amici al nostro tavolo. Mi fa molto piacere essere in questa situazione, seppur non riesca a dialogare molto con gli altri, un po’ per colpa del DJ set Metal ad altissimo volume, un po’ per le birre che ormai sono diventate cinque. Non sto pensando minimamente a ciò che dovrò affrontare nei prossimi giorni. Ci penserò nei prossimi giorni.
Sono le 2 e 30 del mattino. Io ed Alex lasciamo il locale nonostante la situazione sia ancora calda. Se durante la serata sono stato leggermente alticcio, ora sono totalmente sobrio. È un gran bene perché, come consiglio sempre a tutti, è importante smaltire l’alcol prima di addormentarsi se si vuole evitare l’hangover. Mi butto sul divano dopo aver lavato i denti. Potrebbe anche cascare il mondo ma lavare i denti prima di dormire è necessario per il mio equilibrio. Mi sono emozionato nello scoprire che anche in una città nuova e straniera ho trovato così tanti amici disposti ad aiutarmi. Mi fido delle persone e questo è il motivo per cui ho fatto una valutazione così sbagliata di Carmen. È quella stessa fiducia riposta nel buon cuore di chi mi sta intorno che mi ha teso la mano per uscire dall'incubo. Purtroppo ho fatto un grosso errore e mi costerà caro. Le persone sole riescono ad essere senza scrupolo perché non hanno nessuno che faccia provare loro vergogna.