Quello di cui si parla su queste pagine di solito interessa a pochi, ma quello di cui parleremo oggi penso che non interessi proprio a nessuno. Bighellonando su YouTube, ieri sera ho disgraziatamente notato il nuovo episodio di Muschio Selvaggio. Devo ammettere, se oggi quel maledetto podcast è sempre in prima pagina la colpa non è solo dell’algoritmo. Troppe le volte in cui ci sono cascato, ma alcuni ospiti erano troppo golosi per non essere ascoltati. E poi il drama, l’ossessione umanissima per il gossip, la sete di sangue di chi osserva da lontano due giovani, ricchi e famosi, divorarsi per vie legali. Uno spettacolo che abbiamo seguito sulle testate di infotainment (non con tutta questa passione, ecco) e che si sta sublimando proprio in queste settimane. Ieri l’ultimo capitolo.
Il dispetto di Fedez
Dopo la coppia Fedez-Marra, il tavolo triangolare torna in mano a Luis Sal, accompagnato da quell’appendicite di suo fratello Martin. Si sapeva già da qualche tempo che il podcast sarebbe tornato nelle mani dei bolognesi, penso per una sentenza del Tribunale che ha permesso a Luis di comprare le quote di Fedez, o qualcosa di simile. Lo sapeva bene anche Fedez, che infatti, da bambino dispettoso qual è, aveva ben pensato di lasciare il podcast con un episodio sull’orlo del ban. Ospiti Pippo Ricciardi, un comico che non fa ridere, e Alex Mucci, imprenditrice digitale (lavora su Onlyfans, in Italia fattura più di tutti) nonché compagna di Marra (ex-co-conduttore di Muschio Selvaggio e padre del ben più storico Cerbero Popopopodcaaast), nonché mia collega da Libero (giuro ragazzi per qualche tempo ha scritto sul quotidiano). Ma “Pippe con Pippo” - questo il titolo dell’ultimo episodio a direzione Federico Lucia – non ha fatto bannare nessuno, nemmeno è stato rimosso da YouTube.
E quindi eccoci a ieri, quando sono subentrati i Sal in autonomia, liberi dal fardello ipertatuato. Mi sono affrettato a riprodurre l’episodio, ancor più velocemente l’ho commentato. E cinque minuti sono bastati per confermare quello che sospettava tutt’Italia (oddio, forse non proprio tutta): Muschio Selvaggio è morto.
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Tempo per stappare il vino buono
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Io, a essere onesto, pensavo che Luis, riprendendo il podcast in mano dopo tutte queste vicende, avrebbe cambiato radicalmente il format. Lui ha il genio creativo per fare un’operazione di questo genere, che possa dare nuova vita a un brand che ha perso il momentum. E invece si è limitato a introdurre un’asticella per fare una squallida battuta e proporre una nuova sigla dove si abbassa al livello dell’ex collega, ora acerrimo nemico. E poi, dico io, ma vuoi veramente che il tuo ritorno sia coronato da Immanuel Casto e Sdrumox? Prima di tutto, chi cazzo sono? In secondo luogo, anche chi li conosce li evita.
Tropicanal
Immanuel Casto è un montato, egomaniaco, saccente, palestrato e altri sinonimi di persona con cui non scambierei nemmeno il gesto di pace in chiesa. Vanta di essere ex Presidente del Mensa, ed ero gigatriggerato da questo tizio ben prima di sapere questa cosa. Sentirlo parlare per più di un’ora è stato come attraversare una crisi d’astinenza dall’eroina, tutta concentrata nella durata del video. Trattenermi dal prenderlo per il culo nei commenti è stato difficilissimo, infatti non ci sono riuscito. Ha parlato di intelligenza, di morte, di etica, di società, di questo e di quello, iniziando con una lectio magistralis su quanto sia mostruoso chi usa “letteralmente” quando non ci si riferisce a qualcosa di letterale. Poi un pippone sul linguaggio: “contrariamente a quanto pensano alcune persone, che pensano di poter cambiare la lingua a tavolino, la lingua si modifica col tempo in maniera spontanea in base all’uso che le persone fanno delle parole”, sentenzia il maestrino. Una fastidiosa idiozia, inutilmente critica di non si sa chi e non si sa cosa, ma che soprattutto non ha senso alcuno perché è LETTERALMENTE contraddittorio. La gente inizia a fare un uso diverso delle parole perché alcuni decidono a tavolino di usare parole differenti per indicare una determinata cosa e altri adottano questo termine perché gli piace. Non mi stupirei se in futuro ci si riferirà METAFORICAMENTE alle persone come lui con l’appellativo di “scottex” per la capacità di asciugare LETTERALMENTE qualsiasi organo genitale sia umido nel raggio di diversi chilometri.
La mortazza
Se la visione è stata così pesante, così insostenibilmente pesante, è anche grazie al merito di Sdrumox, ma soprattutto di Martin Sal. Se Sdrumox è disturbante anche prima di aprire bocca (e dopo peggiora solo), Martin mi fa esplodere di furore nell’istante in cui inizia a riempirci delle sue cazzate. Una rara arroganza, una rara supponenza, condite da una strumentale umiltà e un’espressione da cane bastonato che a me, di bastonate (metaforiche, s’intende), ne ispira altrettante. Sarei curioso di parlare con delle donne che sono uscite con lui, ammesso che ce ne siano, per sapere se sono già in cura per il manifesto autolesionismo. E infatti è stato proprio Martin a sancire, in chiusura, che durante la puntata “c’è stato un piano di confronto meraviglioso, è stato splendido”. Peccato che la sezione commenti la pensi in maniera profondamente diversa.
Ultimissima considerazione del povero Luis (povero fino a un certo punto, i fratelli ti capitano ma gli ospiti te li scegli) è sul fatto che non sia stato menzionato quanto sia muscoloso l’ospite. E quindi anche noi chiudiamo con la citazione di integrale di Immanuel a riguardo:
“Mi alleno tutti i giorni, ma in realtà non sono enorme. Ho una M, sono una settantina di chili, faccio calisthenics. È che sono molto definito, molto duro, è la durezza che contraddistingue il mio corpo. È così, sembro più grosso, quando in realtà, principalmente, sono duro”, Immanuel Casto