È un momento difficile per scrivere di certe cose e sono certo molti di voi penseranno che avrei fatto meglio a starmene zitto nella mia grotta. E invece questa volta ne sento il bisogno, nessun capriccio letterario dettato dalla noia come invece spesso capita su Undernet.
Come potrete immaginare, anche io sono stato raggiunto dal disgustoso fatto di cronaca che questi giorni non ha lasciato nessuno indifferente. È tutto così sbagliato che non ci si dovrebbe azzardare a pronunciare una parola in merito: un rispetto che bisognerebbe portare per tutti gli 81 femminicidi di quest’anno e per gli altri milioni di donne che ogni giorno subiscono violenze di vario livello.
Seppur mi renda conto come la salienza dell’evento sia considerevole (specialmente dettata dalla narrazione della scomparsa, dell’efferatezza del delitto e poi della fuga), non mi capacito di come il dibattito abbia potuto raggiungere un livello tale da trascendere la razionalità così diffusamente, specialmente sui social.
Il patriarcato non è da considerarsi una barzelletta al pari di alieni e cambiamento climatico (dai, questa era per smorzare l’aria pesante): il patriarcato è un fatto, un fatto che persiste oggi, molto più nel concreto che nella teoria. Un residuo di quando tra i primi esseri umani comandava il più forte che, non vogliatecene, era un uomo e che, per sineddoche e non solo, ha trasmesso il potere a buona parte del genere maschile: dalla natura è passato alla cultura, tramandandosi tanto attraverso gli uomini quanto attraverso le donne.
Poi è arrivato il ‘900. Un secolo di rivoluzioni assurde, supersoniche e incontrollabili, in grado di portarci fino a oggi dove (almeno in occidente) ci possiamo permettere una vita con standard non paragonabili a quelli del passato.
Con il ‘900 è arrivata la grossa rivoluzione industriale che, come in qualche modo si osserva, ha portato tanti benefici e un grave danno collaterale (vedi: cambiamento climatico). Il ‘900 ci ha lasciato internet, uno strumento magico che ha cambiato le nostre vite e le nostre abitudini: un fenomeno ancora troppo recente per osservarne gli effetti definitivi sulla società, ma chissà che non centri qualcosa con l’esplosione delle psicopatologie.
Tra queste e altre rivoluzioni, il ‘900 ha portato alla teorizzazione della parità di genere. Una rivoluzione sacrosanta, anche più legittima delle precedenti. Ora, non devo spiegare ai miei lettori che un cambiamento di paradigma teorico ha bisogno di tempo per essere assorbito e adottato nella sua complessità. E non devo far notare ai lettori che grossi cambiamenti di paradigma creano, volente o nolente, degli scompensi anche molto gravi in cambio di un grosso vantaggio (vedi: industria, internet di cui sopra). Teniamo solo in considerazione questi aspetti mentre costruiamo il prossimo gradino del ragionamento.
E torniamo quindi al patriarcato. ‘900, parità teorica dei generi, lenta e faticosa applicazione della teoria al mondo. Bene o male si è arrivati fino a oggi. Primo problema: non tutti hanno la fortuna di vivere con una consapevolezza del mondo tale per cui il messaggio teorico di uomo = donna sia giunto a destinazione. Ripeto, in molti contesti sociali questo messaggio non solo non è stato recepito, non è proprio mai arrivato.
Ci lamentiamo di analfabetismo funzionale diffuso e pensiamo che la gente legga di filosofia di genere? O magari che basti qualche storia Instagram per consegnare il messaggio? Una distanza dalla realtà che contraddistingue i famigerati radical chic, categoria che non include più solo gli chic del portafogli ma anche chi si è accodato alla chiccheria da pensiero illuminato del nuovo millennio secondo cui basta dire “stop alla guerra, stop ai combustibili fossili e siamo tutti uguali” per diventare automaticamente persone di un certo spessore intellettuale.
Secondo problema: l’ignoranza porta a pensare che ancora oggi violenza = potenza. E vi assicuro che l’ignoranza non ha un genere. Appendice al secondo problema: in molti contesti ancora oggi violenza = potenza.
Fermo restando che in ogni caso le donne per la riproduzione scelgono uomini potenti (soldi, status, fisico prestante), nei contesti sociali di cui sopra, molto più vasti di quanto immaginiamo, quelli dove il punto teorico nemmeno è arrivato, troviamo uomini potenti in quanto violenti (lo status se lo dovranno procurare in qualche modo, no?) e donne che scelgono uomini potenti, non preoccupandosi che la loro potenza derivi dalla violenza.
Se le dà e non le prende sarà capace di proteggere me e i miei figli. Certo, finché non dovrà difendere il suo personale interesse da te e dai suoi figli. Perché, quando la violenza era ancora un motivo razionale per scegliere un partner, le donne non avevano mai sentito parlare di parità di genere e non pensavano quindi di poter anteporre il loro interesse a quello del marito. Sottomesse, ma al sicuro.
Il problema è che ancora oggi in molti contesti le ragazze rimangono attratte dal bullo. Poi pensano di essere trattate da pari e di avere la libertà che si riconosce a un pari, finendo per subire violenza.
E qui si presenta il terzo problema: la discrepanza tra scelte inconsce e inconsapevoli (quelle che ti portano ad apprezzare la violenza) e la pretesa di essere trattate da pari in nome della sacrosanta propaganda femminista. Una mancata corrispondenza tra azioni e aspettative che può mettere donne ignoranti al fianco di uomini ignoranti capaci di violenza.
Attenzione! Non è victim blaming (ovvero far ricadere le colpe sulle vittime), ma una razionalizzazione dello scompenso che un progresso così repentino è normalissimo provochi. E poi certo, bisogna andare a compensare con il tempo, ma 50 anni non possono bastare per cancellare una dinamica ancestrale come il rapporto uomo-donna.
Problema bonus: esistono uomini senza status, senza soldi e senza appetibilità riproduttiva di alcun tipo. Questi uomini possono appartenere a qualsiasi contesto sociale, sia a quei contesti fortunati dove il rispetto per le donne lo si ha acquisito, sia a contesti dove questo concetto ancora non è chiarissimo: in più, tutte le sfumature nel mezzo. Come pensate che si comporterà un uomo la cui cultura/educazione non è sufficiente per sedare il più basico degli istinti animali, ovvero la riproduzione, quando non troverà un partner? E qua si dovrebbe aprire un capitolo sulla prostituzione legale, controllata e socialmente approvata (non oggi).
Con questo lungo episodio non do una soluzione: solo qualche spunto per non inasprire un conflitto di genere che non giova dalla retorica del “tutti gli uomini responsabili”, “le battute da spogliatoio sono l’anticamera del femminicidio” e via discorrendo… Una retorica che chiama le donne a diffidare dagli uomini tutti in quanto potenziali molestatori, potenziali stupratori e potenziali omicidi. Follia pura.
La strada per l’equilibrio è lenta e dolorosa, ma non sono gli uomini ad aver deciso che in questo frangente saranno le povere vittime di femminicidi a versare il sangue: è stata la natura quando, tantissimi anni fa, ha dato all’uomo il monopolio della forza.
Per quanto ci riguarda, vi aiuteremo lungo questo percorso e sono sicuro che questa sfida verrà conquistata, da voi e da noi insieme. Ma non dovreste diffidare da noi, come più volte ho letto in questi giorni. È la solita storia dei muri e dei ponti. Diffidate dagli uomini e inizieremo a contare le morti della frustrazione, altro che quelle del patriarcato…