Il potere nascosto della verità
Perché essere sinceri non può che migliorare il nostro rapporto con la vita
Lo scorso aprile, durante un annoiato Instagram scrolling, mi sono imbattuto nella storia di una certa Chiara Lombardi, dolce ragazza e pregevole fotografa originaria di Salerno che ho avuto la fortuna di conoscere, ormai qualche anno fa, a Torino, dove ancora oggi opera. Tale storia recitava qualcosa tipo sono su questo nuovo social che spinge per tornare a una socialità digitale più autentica e qui trovate il mio contatto se vi andasse di aggiungermi. È molto probabile che il ricordo non sia fedele ma questo era il succo. Mi ritengo una persona piuttosto curiosa e infatti ci ho messo molto poco a cercare l’applicazione sullo store per creare un profilo sul nuovo social. Il nome, come molti di voi già immaginano, è BeReal e le regole sono tanto semplici quanto innovative:
si postano due foto al giorno;
una volta al giorno, a un orario casuale, tutti gli utenti contemporaneamente ricevono la notifica che gli dà accesso allo scatto del giorno;
le due foto vengono scattate nello stesso momento, una con la fotocamera frontale e una con quella posteriore;
chi non posta non può vedere ciò che gli altri hanno postato;
i post smettono di essere visibili quando scatta il BeReal del giorno seguente.
Le norme implicite sono invece tendenzialmente le seguenti:
si scatta la foto appena si nota la notifica;
non si ritenta lo scatto della foto (il sistema stesso mostra quante volte è stata riprovato prima della definitiva)
Ciò non significa che si verrà discriminati se non ci si fa sempre trovare con il telefono in mano, ma chi sistematicamente aspetta il momento più cool della giornata per flexare alla IG maniera è chiaro che non stia usando BeReal per come è stato immaginato.
Questo nuovo social è presto diventato il luogo virtuale dove la gente si mostra nella sua quotidianità senza letteralmente alcun filtro. Le foto non sanno di quelle a cui ci ha abituati Instagram, il che può tornare utile nel disintossicarsi dalla sete di irraggiungibile perfezione dei social tradizionali. Inoltre, sento di poter affermare che il suo utilizzo mi aiuta a soddisfare quel sano e legittimo bisogno di ficcanasaggio inevitabilmente proprio della natura umana, senza incastrarmi per ore nei meccanismi addictive di Instagram o delle chat: scrolli cosa hanno postato i tuoi amici e non ti rimane molto atro da fare fino al giorno seguente.
Chi ha avuto occasione di parlare con me negli ultimi mesi (croce e delizia) ha già potuto notare quanto mi sia fatto ambasciatore di questa piattaforma, tanto che ne ho convinti molti a iscriversi a loro volta. Quest’oggi però, più che sponsorizzarlo gratuitamente, vorrei partire da BeReal per condividere con voi una riflessione attorno alla verità. Non voglio parlare della verità in senso assoluto, non ho queste pretese. Sto parlando di quella che forse possiamo meglio chiamare schiettezza, la genuina autenticità di dire le cose come stanno, almeno secondo il proprio punto di vista. Capita a tutti di manipolare più o meno efficacemente chi ci sta attorno attraverso qualche piccola distorsione della realtà, qualche innocente reticenza o anche solo con discorsi nebulosi. Chi è solito utilizzare questo approccio, spesso non si accorge come le menzogne di vario genere siano veramente semplici da smascherare, specialmente quando vengono rifilate da una persona che si conosce bene, non sortendo alcun effetto se non quello di far perdere fiducia e stima di chi si ha davanti.
Sono invece convinto che sfruttare la limpida e pura onestà in ogni rapporto interpersonale non possa che portare inestimabili vantaggi e ho l’impressione che questo approccio venga spesso sottovalutato. Se è vero che ricevere dritto in faccia le cose come stanno può essere doloroso, il guadagno è consistente sul lungo termine. Non sto parlando per forza di grandi questioni, ma anche semplicemente dell’orario di un appuntamento: se mi proponi di incontrarci alle 20 perché pensi che a me faccia piacere uscire a quell’ora (o semplicemente perché non hai avuto voglia di contraddirmi) pur sapendo già quanto sia improbabile che tu riesca a presentarti puntuale, stai scegliendo di risparmiarmi un fastidio momentaneo in cambio di un fastidio molto più importante quando ti starò aspettando, innervosito dal fatto che abbia dovuto smettere di fare quello che stavo facendo per attendere il tuo culo ritardatario. Per quanto lo possa sembrare, questo non è un esempio stupido: fissare un appuntamento è la base della responsabilità e della negoziazione, un atto deliberativo condiviso esemplificativo di ciò che può significare questo processo in un’amicizia, in un rapporto di lavoro o in una relazione amorosa. Penso che sia molto importante in questi casi che entrambe le parti scoprano tutte le carte sul tavolo così da arrivare alla soluzione più vantaggiosa possibile grazie a una visione di insieme sulla questione, la quale può essere massimamente vantaggiosa per entrambi solo se entrambi hanno messo a disposizione della causa tutta la loro verità.
Due degli ostacoli che più frequentemente si presentano sono la malizia e la vergogna. Se della prima, impiegata per estorcere qualcosa al tuo interlocutore, non mi va di trattare, la seconda è sicuramente più interessante. La vergogna è il nascondiglio in cui la verità si rifugia quando il suo rivelarsi esporrebbe al giudizio. La verità spesso è ridicola, tanto che io stesso fondo molta della mia ironia sul dire cose che penso fortemente ma che nessuno si aspetta di sentire: chi condivide quel mio pensiero ne ride perché non si sente l’unica bestia perversa. Chi invece non la pensa come me ride ugualmente perché non crede veramente che io possa essere così spudorato da dover essere preso sul serio.
Oltre a una fantastica risolutrice di conflitti (e una sagace comica), la sincerità ha un grandissimo potere terapeutico: è come uscire di casa con la serenità di avere lasciato tutte le cose al proprio posto, un sigillo di garanzia che permette di poterci fidare di noi stessi. Mentire ci obbliga a ricordare che non c'è una corrispondenza tra la verità e la pezza che ci mettiamo sopra e da quel momento in poi dobbiamo affannarci per rattoppare tutto ciò che da quella pezza sbuca cosicché combaci con il limite della nostra menzogna: questo rocambolesco tentativo spesso fallisce.
Fino a ora ho ignorato il fatto che non tutti i contesti sono così tolleranti verso le divergenze come la fortunata bolla in cui mi trovo io. Chi vive in un ambiente dove la verità è temuta e repressa non dovrebbe però approfittare dell’ottusità degli altri per continuare a nascondersi: la verità ha un grande potere rivoluzionario perché può sempre contare su un esercito di fatti.
A questo punto non posso che essere onesto con voi e confessarvi che questo pezzo è stato molto faticoso da scrivere. Non perché mi toccasse particolarmente, ma solo perché è rimasto tronco per moltissimo tempo e forse ha perso quella che doveva essere la sua originale direzione. Non sono nemmeno convinto sia degno di essere pubblicato, ma d’altronde non è facile fidarsi del proprio giudizio alle 4 e 26 di mattina. Nonostante questo, avevo un profondo bisogno di chiuderlo: in questi mesi ho iniziato il secondo anno di magistrale e al contempo nella mia vita si sono presentate moltissime possibilità di vario genere. Come sono solito fare, ho deciso di inseguirle tutte ben consapevole del rischio di non portarne avanti nemmeno una. Costringermi a scrivere questa notte mi servirà per godere delle endorfine rilasciate dalla conclusione di un ciclo, endorfine che possono aiutare molto ad alzarsi dal letto la mattina seguente con la voglia di concludere altri cicli.
Detto questo, vi saluto e spero di farmi sentire presto XOXO
Bellissimo fati e ha concluso perfettamente un paio di pensieri che ho avuto oggi riguardo questo argomento 💜