Le solite cazzate e un po' di musica francese
Mi giustifico (con nessuno) della mia assenza e vi pusho un po' di roba che spacca
Essendo Undernet per me un puro hobby, che mai ho pensato di monetizzare (sarebbe difficile e poco redditizio comunque), mi viene facile ammettervi di essere in un periodo poco creativo. Mi capita di scrivere comunque spesso, ma di cose che seguo per la cronaca di Milano e che tendenzialmente immagino vi interessino poco. Ma per il resto, boh, non saprei. Forse ho raccontato tutto di me, delle mie cazzate, in questi ormai più di 80 post. O forse passo troppo tempo al pc per venir fecondato dal mondo reale. Ad ogni modo, passare il tempo alla scrivania, a scoprire l’internet, che poi è una buona parte del tutto, mi piace. Ci sono veramente tante informazioni, tanti contenuti da consumare gratuitamente.
Quello che viene più difficile è invece avere opinioni. Più osservi, più capisci di aver bisogno di un’osservazione più profonda. Quando invece ti confronti con altre persone, in un dialogo aperto con opinioni espresse, diventa più semplice prendere una posizione, formulare un pensiero. Lo devi esternare, non puoi fare a meno di crearlo. È un’istantanea di quello a cui ti ha portato la circostanza. Quando la esterni, quell’opinione in qualche modo si fissa: a volte convince, a volte meno, ma è stata comunque espressa.
Osservando, invece, come si fa con internet, tra YouTube, blog e social network, si costruisce la propria coscienza, senza fermarsi mai a fissare un’idea. Si può condividere idee già formulate da altri, ma è comunque l’esternazione di qualcun altro, non la propria.
Tutto questo pippone sarebbe la giustificazione che allego al mio periodo di magra, con una grossolana operazione di reverse engineering. È per questo che oggi ho pensato invece di condividere con voi un po’ di musica francese che sta andando in loop nelle mie cuffie, al posto delle solite sparate su la qualunque. Chi mi conosce sa che ascolto molte cose, spesso molto diverse tra di loro (e non ne ascolto altre, sia chiaro, non ascolto tutto), e tra queste c’è un grosso filone di giovani francesi emergenti e non solo, tutti dal passo piuttosto incedente. Spesso elettronica dalla cassa dritta, qualche volta soffice rock psichedelico, altre ancora un pop solare e canterino.
Ho intenzione di creare una rassegna, quindi non approfondirò particolarmente gli artisti. Mi auguro però che alcuni di questi stuzzichino la vostra curiosità e siate poi voi ad approfondirli. E se invece sapete già che non ve ne frega un cazzo, beh, a quel punto il vostro appuntamento prepasquale con Undernet finisce qui. Baciiiii
Iniziamo con Jacques, figura eccentrica dell’elettronica francese. Tosato sulla coppola come un monaco brutto (veramente mostruoso), i suoi set brillano come la sua testa. Un misto tra Paul Kalkbrenner e i Pop X. Se vi piacciono follie in salsa tronik, questo fa per voi.
Per rimanere nel campo, c’è il più celebre Flavien Berger. Sempre elettronico, anche se a volte è dal sapore più “suonato”. Rilassato, ma altrettanto grintoso all’occorrenza. Celebrissima la sua Océan Rouge, un capolavoro di quattordici minuti (!) che vi assicuro passa più veloce dei 3 minuti di qualsiasi traccia di Madame.
A volte più funky, a volte più sognante, comunque non troppo distante dai suoi colleghi precedenti il giovane Romain Muller. Lui non ha ancora molto sulla discografia, ma con quello che c’è si viba piuttosto forte.
I Sexy Sushi sono stati per me una recente scoperta, ma mi hanno veramente aperto orizzonti. Gente che ha iniziato a fare musica nei primi anni 2000 e che ancora oggi suona da paura. Una miscellanea di elettronica anni ‘80, attitudine punk (quella vera) e tanti, troppi psichedelici. Seeeeex appeeeeal…
Un’altra istituzione della musica dal sottobosco francese è La Femme. A cavallo tra i sintetizzatori e le chitarre più californiane. A volte un po’ dark, a volte un po’ goffi, sempre divertenti. Una nota che apprezzo molto del gruppo è l’utilizzo mai banale delle voci. Imperdibili, non rimarrete delusi.
Sintetizzatori violenti e percussioni funky per L’Imperatrice. Una band che vuole suonare d’altri tempi, ma che non riesce a togliersi la freschezza di dosso. I colori vibranti direttamente dai ’70 si sposano perfettamente con le loro facce strane ma soprattutto con i loro grooves.
Ho conosciuto Juniore grazie a Killing Eve, una tra le mie serie TV preferite all time, e vi assicuro che su quel prodotto hanno fatto veramente la differenza. La voce mi fa sognare mentre rimbalza ritmata su un pop dal sapore retro. Mai noiosi, trovano il modo di rendere piacevolissimi anche i pezzi più lenti.
Ci spostiamo ora verso le voci femminili. Ci sono tante giovani emergenti nel mio repertorio, ma la prima da menzionare è la tribale Claire Laffut. Sound ballerino e un’attitudine tanto spensierata quanto sensuale. Letteralmente quello che vorrei sentire ogni volta che accendo la radio.
A proposito di sensualità, passiamo con naturalezza a Vendredi sur Mer. All’apparenza una sorta di putto, quando in realtà di angelico ha solo la voce. Con delle produzioni più sporche, così come i testi molto quotidiani, si sposa la sua delicatezza e viene fuori qualcosa di molto interessante. A me piace, non banale.
Chiudiamo quest’infarinata d’oltralpe con una emergente più urban, ma comunque non banale. Alice et Moi è forte ed è molto meno presuntuosa di molti dei precedenti. E infatti io canto in falsetto con lei il grido della generazione: J’en ai rien à faire (Non mi interessa) e J’veux sortir avec un rappeur (Voglio uscire con un rapper). IDOLO.