L'ossessione del giovane borghese per il cibo
Ultima fetta di cultura rivendicabile dal ceto medio-alto. Ovviamente via social
Piatti scenografici, con design accattivante e uno studio cromatico attento, ideali per essere dipinti dalla doppia fotocamera dell’iPhone 15. E allora post e storie, interi profili fino a chi del food prova a farne un business. Il cibo piace e non solo ai ragazzotti d’alta borghesia: piace anche a quelli che borghesi non sono ma si concedono di vivere come tali, in bilico tra l’invidia e l’ammirazione.
E se è vero che molti di questi giovani non si lasciano sfuggire l’esclusiva possibilità di postare in internet le loro esperienze culinarie sulle tovaglie finemente apparecchiate dei ristoranti d’haute cuisine, è altrettanto comune trovare nei loro profili un bel piatto di tagliatelle rustiche, una focaccia strabordante di prosciutto o una rassegna di fritti napoletani.
Questo perché l’ossessione dei giovani borghesi per il cibo non si spiega solo con la volontà di affermare lo status o con il puro feticcio da estetica social, ma ha radici nel substrato socio-culturale della nostra generazione.
Se la giovane borghesia ama la cucina è perché rappresenta per loro l’ultima fetta di cultura rivendicabile.
Letteratura e teatro sono fuori moda, roba per una generazione distante e comunque troppo impegnativa per chi in tasca ha una fonte infinita di dopamina. Per il cinema vale circa lo stesso discorso.
La musica non li rappresenta e forse mai li ha rappresentati. Se escludiamo jazz e classica, troppo sofisticati per appassionare i giovani, il pop di questi anni strizza l’occhio al proletariato. Solo la musica elettronica, dove i testi sono secondari e gli artisti evanescenti, appiattisce questa distanza, ma agli occhi degli adulti l’ambiente è troppo vicino alle droghe perché i figli dei benpensanti possano farne una bandiera.
L’internet/gaming, nuova nicchia del panorama culturale, piace ma non convince. Probabilmente si divertirebbero anche, ma preferiscono evitare di essere associati ai goblin che il sabato sera frequentano l’Old Dragon Pub di Mercenasco.
Il sesso, almeno per i ragazzi, è un desaparecido. Se proprio te lo puoi permettere potresti avere una relazione stabile all’interno della quale si accenna al piccante, solo a parole, ma che nei fatti non andrà mai oltre l’espletamento dei bisogni primari. In quanto borghese, per definizione monogamo, sai che quello è il tuo destino e lo hai accettato.
Poi c’è lo sport, che in realtà seduce non poco la categoria. Lo sport piace perché è pesantemente snobbato dai collettivi studenteschi e dai centri sociali: la troppa disciplina lascia il retrogusto di fascismo. Ma lo sport in Italia passa necessariamente dal calcio e il calcio, pochi cazzi, è di tutti.
Il cibo invece è diverso. Il cibo è semplice, è confortevole, è diretto. Non ha bisogno di ricerca, non ingombra, è un qualcosa che fa già parte della tua vita. Basta dargli quell’attenzione borghese in più che lo romanticizzi, che sia una stella Michelin o l’autenticità del chilometro zero.
La banalità di una pancia piena e la sensazione di appagamento che si prova quando si sente di aver fatto le cose per bene. E poi la validazione esterna di chi vede le foto, di chi sentirà solo i racconti di quei profumi, di certi sapori. Un’esperienza estetica che tripudia nell’immaginazione di chi non l’ha vissuta e probabilmente mai la vivrà.
La ricetta perfetta, capace di unire l’utile al dilettevole in pieno stile borghese. Una passione sana e altamente appagante allo stesso tempo, spontanea anche da trasmettere agli altri. Perlomeno in un mondo in cui fotografare qualsiasi cosa in qualsiasi momento è considerato spontaneo.
Ed eccoli qua, i noodles home made con mazzancolle, ricciola e zucchine. Sfiziosi e bilanciati, eleganti con una goccia di esotismo. Non è forse quello che vorremmo essere tutti?