Oggi un articolo uscito su Libero Milano di domenica 14 gennaio 2024. Divertitevi.
L’appuntamento era alle 15 in piazza Durante, in Casoretto, per poi muoversi verso piazza Leonardo Da Vinci. Mezz’ora più tardi, riempitosi lo slargo con la complicità della bella giornata, da due grossi altoparlanti una giovane donna lancia il suo comizio. Anarchia e antifascismo le parole d’ordine. Nello specifico si esprime solidarietà a Ilaria Salis, l’anarchica monzese di 39 anni in carcere a Budapest da quasi un anno, e ad altre persone arrestate o ricercate per aver «aggredito i fascisti» in Ungheria.
Terminato il comizio introduttivo, si annuncia la possibilità di intervenire al microfono aperto. Un’unica altra ragazza interviene lanciandosi in una confusa denuncia alle tecnologie di sorveglianza delle persone attraverso sistemi di riconoscimento biometrico e intelligenze artificiali da cui non saremmo tutelati a sufficienza: nello stesso esatto momento un giovane a pochi passi alza il pugno chiuso davanti allo striscione del collettivo Leonardo, «falla anche con il mio che così la posto su Instagram».
Un parallelo esilarante se si pensa che, mentre il microfono critica il controllo esercitato dai governi sulle persone, gli altri presenti inneggiano indirettamente a un modello, quello cinese, dove i cittadini non possono starnutire senza che il “grande fratello” – o meglio, il grande compagno – lo sappia, e poi, allo stesso tempo, regalano le loro foto alle banche dati dei social network consapevolmente, anche se il concetto di “consapevolezza” non sembra essere particolarmente appropriato per questa fattispecie.
Ma la verità è che, già dal comizio introduttivo, delle diverse centinaia di persone presenti, erano una manciata quelli che ascoltavano, figurarsi quelli che capivano. In giro per la piazza i gruppi di giovani e adulti erano molto più interessati a scambiarsi battute, bere Moretti e preparare drogucce. Forse anche alla luce del disinteresse generale, nessun altro prenderà il microfono.
Il corteo sta per partire e diverse forti esplosioni lo annunciano. Tra la folla qualcuno si lamenta dietro il velo dell’ironia. «Come mai ancora nessuno scontro con gli sbirri?». Nel frattempo il numero di manifestanti è cresciuto in maniera importante. «Né prigione né estradizione, liberi tutti gli antifascisti da Milano a Budapest» recita lo striscione in testa al corteo. Le esplosioni continuano e una signora di passaggio con due cani spaventati perde la pazienza e aggredisce verbalmente i capofila: «Bastardi! Vergognatevi! Fate schifo!»
E in mezzo al corteo la prepotenza regna sovrana: «Non puoi fare foto qui, sono le regole di questo corteo, non importa che la legge italiana lo consenta. Se vuoi fare foto vai fuori, davanti, dove ci sono i giornalisti». Tre scagnozzi mi si piazzano dietro, a pochi centimetri, finché non capisco che forse è meglio cambiare aria. Ma non eravate per l’anarchia? Tutti fuori dalle carceri? Nessuna censura, nessuna limitazione delle libertà? Un’anarchia che in questa chiave prende tutto un altro significato: le leggi ci sono, ma le facciamo noi. Dopotutto ci si aspetta questo e altro da chi scrive sui muri “Nordio appeso” (ministro della Giustizia ndr) e si augura “10, 100, 1000 stragi di Acca Larentia”, cantando in coro. Insomma, ok la violenza, basta che sia la nostra.