Ho sempre pensato che lo scopo di Undernet fosse in primo luogo quello di intrattenere e non quello di informare: credo e spero che questo intento sia abbastanza chiaro ai miei lettori, dei quali ho grande stima e delle quali capacità critiche ho grande fiducia. Se oggi scrivo questo è perché, parlando spesso di pseudo politica, a volte temo che chi mi legge pensi che le mie più profonde valutazioni sull’operato di chi ci amministra si basino sulle interpretazioni che porto ogni giorno su queste pagine: se la chiamo pseudo politica è proprio per sottolineare come i miei sagaci commentini scelgano volontariamente temi leggeri, d’intrattenimento appunto, e non tocchino quasi mai quello di cui la vera politica si occupa. Come, per esempio, il difficile cammino verso il Pnrr che questo governo si prodiga per ostacolare ulteriormente, procurandomi un indicibile sdegno.
Sono il primo a riconoscere che il mio modo di trattare alcune notizie faccia il gioco di una destra che da sempre cerca di portare il dibattito su un livello superficiale, così che armi come la retorica e la simpatia possano vincere l’opinione in vece del reale giudizio sulla gestione della cosa pubblica. Ma io non sono un giornalista, tantomeno un politologo o un economista. Io faccio intrattenimento (o almeno ci provo), e cerco di riavvicinare il mio modesto pubblico a una dimensione diversa da quella dello scrolling compulsivo da social network, così che, nel migliore degli scenari, Undernet possa fungere da ponte di ritorno verso un approccio diverso all’informazione, più lento, dove torna a essere concepibile dedicarsi alla lettura per capire meglio la complessità di un mondo che non può essere ridotto a un telegiornale, a un sentito dire o a un video su TikTok. Non so se ci riuscirò, non so se lungo la strada lascerò della spazzatura, ma sappiate che queste sono le mie intenzioni.