Non ho mai seguito così tanto la Rai come in queste ultime due settimane: la cosa divertente è che non l’ho nemmeno guardata. Sì, perché, per chi non lo sapesse, quest’estate il palinsesto della televisione di servizio pubblico ha attraversato un periodo di grosse rivoluzioni. Nemmeno c’è bisogno di dire quanto tutto questo abbia generato una polemica infinita attorno al ruolo del governo nelle operazioni. Premettendo che mi astengo dal giudicare i cambiamenti (senza astenermi dal pensare che gli unici spettatori rimarranno quelli con la cicatrice sulla spalla, Sanremo escluso), vorrei sudare la mia idea sul caso specchio Saviano-Facci.
Avrei tante cose da dire sia su Saviano che su Facci, non tutte lusinghiere, ma per quanto mi riguarda nessuno dei due avrebbe dovuto essere rimosso dal palinsesto. È patetica l’ipocrisia di chi prima li ha messi e poi ha deciso di farli fuori: entrambi avevano già mostrato quale fosse il loro registro e sono anche arrivati fino a dove sono arrivati proprio grazie a quel registro stesso. Volendo pensare male, sembra quasi che questo giochino sia stato un dispetto infantile: l’unica certezza è quella di una televisione che non ha perso l’occasione di mostrare ancora una volta quanto manchi di personalità. Nel bene o nel male che si voglia.